mercoledì 28 ottobre 2015

Spectre, la coppia Craig-Bellucci a Roma. L'attore: "Ora basta con James Bond"

«Interpretare James Bond è stata una delle esperienze migliori della mia carriera e me la sono goduta sotto ogni aspetto, ma ho dormito, mangiato e bevuto James Bond per due anni, e ora non ne voglio sentir parlare per un po'». Così parlò - ieri in un hotel al centro della Capitale - Daniel Craig, giunto con Spectre al suo quarto film da agente segreto 007 e preceduto, nella sua missione di promozione romana, da alcune interviste in cui aveva manifestato il desiderio di separarsi dal personaggio. 


Intanto, l'attore continua ad alimentare il mito con la sua mascolinità ammaccata e il suo sguardo triste anche in questo film, di nuovo diretto da Sam Mendes, dopo lo strepitoso Skyfall. Nelle sale italiane dal 5 novembre, Spectre recupera la vecchia organizzazione criminale tentacolare e punta su un nuovo cattivo dal nome di Oberhauser e dal volto di Christoph Waltz, mentre regala all'immaginario collettivo due nuove, atipiche Bond Girl: la francese Léa Seydoux nei panni della figlia di un vecchio nemico di Bond e Monica Bellucci nei panni della vedova di un mafioso.  «L'entrata in scena di una Bond Lady è una grande novità - commenta l'attrice italiana - è la prima volta che vediamo il maschio per eccellenza flirtare con una donna matura. Mendes voleva che fosse evidente sullo schermo che lei ha 50 anni: Lucia non ha più la bellezza della giovinezza, ma una grande femminilità».  Di Daniel Craig, la Bellucci dice che «è un attore eclettico che sa essere un gentleman, ha un carisma e una sensualità naturali», mentre il villain Waltz spiega che «ogni epoca ha il Bond che merita. Non potremmo guardare lo Sean Connery del 1962 con gli occhi del 2015, perché sono cambiati i sentimenti e le ansie che caratterizzano i tempi. Daniel Craig è un Bond attuale, di oggi».  E l'eroe, che in una delle sequenze iniziali affronta un corpo a corpo spettacolare su un elicottero in volo precario sull'enorme piazza centrale di Città del Messico, dà il massimo dei voti al suo poker di 007: «Se avessi potuto programmare ciò che è successo da Casino Royale a oggi, avrei voluto esattamente questo». Anche se, come sottolinea il regista, «con questo personaggio Daniel ha avuto una fama istantanea, difficile da gestire per la grande pressione che comporta».  UN BOND MOVIE CLASSICO «I morti sono vivi» a Città del Messico, dove Spectre, ventiquattresimo titolo della serie di James Bond, ha inizio con uno spettacolare piano sequenza che attraversa il caos delle celebrazioni per il Giorno dei morti. Un ingresso sontuoso nel nuovo capitolo di 007, che porta l'agente segreto in viaggio tra il Messico, Londra, Roma, l'Austria innevata e Tangeri alla caccia del capo dell'organizzazione criminale che dà il titolo al film, e che ha il volto di Christoph Waltz. Stavolta però la minaccia è anche onnipresente e invisibile: è il sistema di sorveglianza globale che controlla la sua vita e quella di tutti.
In Spectre Bond è «un aquilone che volteggia in un uragano» e cerca di difendere - di nuovo, dopo la resistenza alla “rottamazione” che ha dovuto opporre in Skyfall - il "vecchio" sistema di spionaggio dal "nuovo" corso, che vorrebbe sostituire gli agenti con i droni. Se Skyfall offriva la summa della spettacolarità, dell'azione, del glamour e della ricchezza visiva della saga di 007, scavando a fondo nella storia intima del personaggio e restituendo, con grande divertimento, tradizione e innovazione in una narrazione stratificata e complessa, Spectre torna a percorrere - un po' stancamente - lo schema classico dei Bond movie.
Ogni ingrediente è al posto giusto, ma senza aggiungere personalità alla ricetta. James attraversa mezzo mondo con la sua licenza di uccidere, passa in rassegna i fantasmi del suo passato e guida la mitica Aston Martin in memorabili inseguimenti tra le vie di Roma: questo basta per farne un grande spettacolo, ma non stupisce ed emoziona come aveva saputo fare nel precedente capitolo.

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